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LE CAMERE DI COMMERCIO A DIFESA DEL RISO ITALIANO

A partire dal 1° settembre 2009, l’Unione europea ha completamente liberalizzato le importazioni di riso dai PMA, con il risultato che l’import da questi Paesi da parte dell’UE è passato dalle 10.094 tonnellate della campagna 2008/2009 alle 190.035 tonnellate della campagna 2012/2013.

Il volume della campagna corrente si attesta già a circa 235.000 tonnellate di riso lavorato e potrebbe superare le 300.000 tonnellate per la fine di agosto.

Questo flusso di importazione fuori controllo potrà causare la scomparsa della coltivazione di varietà di tipo lungo (indica) - tipologia che secondo i dati dell’Ente Nazionale Risi perde 15.000 ettari già per le semine del 2014 - che potrà essere solo parzialmente riconvertita alla coltivazione di varietà di tipo japonica (Tondo, medio e lungo A), causando una conseguente eccedenza di questo comparto a cui seguirebbe il crollo della loro remuneratività.

I prezzi di mercato dei risoni delle varietà lunghe B (indica) testimoniano la situazione di sofferenza di questo comparto che subisce la concorrenza del riso lavorato importato dai PMA, in particolare dalla Cambogia e dal Myanmar.

Infatti, dopo un esordio di campagna negativo, le quotazioni si sono mantenute fino ad aprile su un livello medio di €250 alla tonnellata, per poi calare progressivamente fino a toccare i €220 nel corso del mese di giugno.

Per questa ragione le Organizzazioni agricole delle principali province risicole, con l’adesione delle industrie risiere (AIRI), delle riserie artigiane (Confartigianato) e delle associazioni dei Mediatori, hanno indetto manifestazioni di protesta o avviato iniziative di sensibilizzazione per sollecitare la Commissione europea ad accogliere positivamente il Dossier - predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico con la collaborazione dell’Ente Nazionale Risi e della filiera e presentato a Bruxelles - con il quale il Governo italiano chiede l’introduzione di misure di salvaguardia per porre un freno alle importazioni di riso lavorato proveniente soprattutto dalla Cambogia.

Spiace constatare che finora, la Commissione europea ha minimizzato la questione, procurando, in Italia, motivate preoccupazioni sia nel comparto produttivo sia nell’industria di trasformazione.

In considerazione di quanto sopra, le Camere di Commercio firmatarie del presente documento, consapevoli del ruolo sempre svolto dalla risicoltura a sostegno dell’economia  dei propri territori, esprimono la più ferma solidarietà alla filiera risicola italiana per le azioni che la stessa attiverà nei prossimi giorni, presso le principali Borse merci delle province risicole, nell’interesse del mantenimento di un comparto produttivo strategico per il territorio sia dal punto di vista socio-economico sia dal punto di vista ambientale.


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